“L’annuncio di ieri del governo della proroga al 2024 della super rivalutazione delle pensioni e la previsione di una rivalutazione delle pensioni all'inflazione, con un recupero pieno per le pensioni fino a quattro volte l'importo minimo, è un’ottima notizia. Noi come Fipac da anni ci battiamo per una revisione del meccanismo di indicizzazione, soprattutto per i trattamenti medio bassi”.
Così il Presidente della Federazione dei pensionati Confesercenti Pier Giorgio Piccioli che sottolinea: “Una pensione di 1.000 euro lorde ha perso circa 90 euro mensili di potere di acquisto dal 2009 al 2023, corrispondenti a oltre 1000 euro l’anno. Una parte di questa perdita è dovuta al balzo del tasso di inflazione del biennio 2021-2022, e al ritardo annuale con il quale i trattamenti sono stati sinora adeguati all’aumento del costo della vita. Ma il principale impatto dell’inflazione sulle pensioni si produce tramite il drenaggio fiscale, che riduce in modo rilevante il recupero di potere di acquisto che si sta attuando nel 2023 e che proseguirà nel biennio successivo”.
“Dal 2009 al 2023 – spiega il Presidente Fipac - il drenaggio fiscale ha prodotto una perdita di oltre ottocento euro annui per un trattamento lordo pari a 1.000 euro lorde mensili. Nello stesso periodo le varie riforme fiscali succedutesi, e in particolare la riforma del 2022, hanno determinato una riduzione del prelievo tributario di appena duecento euro. Quindi, gli effetti della riforma fiscale, sui redditi pensionistici, sono stati completamente annullati dal drenaggio fiscale”.
“Per questo diciamo bene ai provvedimenti annunciati dal Governo – conclude Piccioli -, ma al contempo sottolineiamo l’importanza di continuare ad agire affinché si riduca, sino ad azzerarsi, la differenza di prelievo tra lavoratore dipendente e pensionato, attualmente è di circa 1.200 euro per un imponibile annuo attorno agli 8.000 euro, sale a circa 1.550 euro per imponibile annuo attorno ai 15.000 euro, per poi decrescere lentamente e annullarsi per redditi superiori a 50.000 euro. Occorre tutelare chi ha lavorato una vita e che, spesso oggi, si trova a dover contribuire in maniera consistente al mantenimento non solo dei figli, ma anche dei nipoti”.